È arrivato il momento di andare oltre anche a Renzi e Calenda

Una settimana fa si sono svolte le Elezioni Regionali nel Lazio e Lombardia e i risultati del Terzo Polo sono stati, a detta di tutti, sotto le aspettative. Nei giorni successivi sono subito partiti i processi, le prese di posizione nette e le analisi post elettorali. Da una parte i delusi, che si aspettavano di più, e dall’altra gli avversari, che non aspettavano altro per poter attaccare, delegittimare e ridimensionare il ruolo delle forze libdem nello scacchiere politico nazionale. 

Innanzitutto comincio ricordando a tutti di come queste regionali fossero, per tutta una serie di cose, delle elezioni di passaggio per il Terzo Polo. Nel cantiere liberal democratico inaugurato il 14 gennaio a Milano infatti, si è posto fin da subito come obiettivo principale quello delle Europee del 2024. Che si possano fare errori durante il percorso, è cosa più che normale in politica. Ma, allo stesso tempo, è doveroso tenere a mente di come i processi politici credibili necessitino di molto più tempo per potersi strutturare, prendere forma e radicarsi nel territorio. A dirla tutta, il bello viene proprio adesso.

A questo punto è fondamentale, per il futuro di tutta questa area politica, riprendere il discorso iniziato a Milano. Era stato immaginato un percorso a tappe, anche con scadenze temporali, e da questo bisognerebbe ripartire. A Marzo con un tavolo aperto a tutte le forze interessate a costruire un soggetto politico nuovo e unitario, con l’obiettivo di buttar giù un manifesto valoriale condiviso. Poi, tra Giugno e Settembre, con la nascita di un’assemblea costituente nazionale che individui persone e personalità in grado di portare, in maniera organizzata, questo progetto in tutta Italia. Soltanto a quel punto, i tempi saranno maturi per affrontare le Europee con una lista unica, forte nel territorio e davvero rappresentativa di un pezzo importante di Paese. 

Calenda e Renzi evitino i battibecchi a mezzo stampa su chi, tra loro due, potrebbe meglio rappresentare la leadership di ciò che nascerà. La storia dei due galli nello stesso pollaio che giocano a farsi la guerra per capire chi tra i due abbia la cresta più grande dell’altro, francamente ha stancato tutti. Quando e se dovesse esserci un congresso costituente (mi auguro dopo il voto europeo), spero proprio che tanto Calenda quanto Renzi lascino spazio a tutta la nuova classe dirigente cresciuta in questi anni ed evitino di spendersi in prima persona. Penso a Gozi che, soprattutto in questa fase transitoria di traghettamento verso le Europee, farebbe quasi da garante rappresentando molte se non tutte le sensibilità in campo. E poi Marattin, Richetti, Bonetti e Pastorella, per fare i primi quattro nomi che mi vengono in mente. Se da una parte si dice da mesi che sarebbe opportuno superare Azione, Italia Viva, Più Europa e tutte le sigle dei vari partiti, aggiungo che sarebbe arrivata anche l’ora di andare oltre al dualismo Calenda-Renzi. Sarebbe un grande segnale per tutta l’intera area politica e per l’elettorato che, mai come adesso, ha davvero bisogno di novità e di prospettiva. 

Ancor prima di parlare di leadership però, sarebbe importante discutere di metodo e di forma. Bene il manifesto valoriale a stretto giro, bene l’assemblea costituente entro la fine dell’estate. Organo che, a mio avviso, dovrebbe eleggere una sorta di direzione costituente pro tempore che possa accompagnare tutti verso il voto del 2024. E, soltanto dopo, nell’autunno del 2024, procedere col primo congresso nazionale. A palle ferme, come diciamo in Toscana. Questo, se si vuole davvero costruire un progetto unitario in grado di rappresentare i bisogni di milioni di italiani. Se si punta davvero, in vista delle prossime elezioni Politiche che salvo sorprese si terranno nel 2027, a proporre un modello di società e di sviluppo differente da quello immaginato dall’accoppiata M5S-PD da una parte e dal centrodestra di FDI-LEGA-FI dall’altra. 

Se si continua a litigare su chi comanda, se si insiste coi personalismi e se si pensa soltanto al proprio ego, non ci si stupisca poi se l’elettorato liberal democratico, anziché recarsi alle urne a votare Terzo Polo, sceglierà di fare altro.

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