La colpa non è di Barberis

La presenza di Prato alla Biennale di Architettura di Venezia sta avendo un eco mediatico molto importante nella nostra città. Tutti i media locali hanno giustamente dato spazio allo spicchio di mostra nel padiglione Italia dedicato alla progettualità che, da qualche anno a questa parte, sta caratterizzando la nostra amministrazione comunale. Ho un sacco di amici provenienti da ogni angolo d’Italia che, estasiati proprio da questa incredibile narrazione, hanno espresso il loro desiderio di voler trascorrere qualche giorno in vacanza sulle rive del Bisenzio per scoprire quella che ormai sembra diventata la nuova Berlino italiana.

Spiegare loro che non c’è prova tangibile di quanto mostrato a Venezia non è stato compito facile però. Non c’è ancora traccia di Urban Jungle, nonostante i tanti rendering presentati (e anche quando ci saranno, parliamone). Non c’è testimonianza concreta di alcun intervento presentato con Riversibility lungo il fiume Bisenzio se non il campo da basket al Serraglio. Nessun artista ha aperto il suo studio nella Chinatown che, secondo i piani, sarebbe dovuta diventare la nuova via Tortona pratese. I problemi storici come il degrado del Macrolotto Zero, il tappo al Soccorso che inchioda centinaia di pratesi nel traffico quotidiano o l’ex Banci che viene giù a pezzi sono sempre lì a dimostrare che purtroppo, con la narrazione e basta, non si governano le città. L’unico progetto che forse vedremo completato per la fine del mandato di Biffoni sarà quello del nuovo Parco Centrale che, nonostante i ritardi e le lungaggini burocratiche, sembra aver imbeccato finalmente la strada giusta.

Su questo tema, il dibattito in città è animato fondamentalmente da due fazioni opposte: quelli che vivono pienamente coinvolti e convinti nella narrazione quotidiana portata avanti dal lavoro dell’assessore Barberis e coloro che, invece, preferiscono guardare la realtà in faccia. Ai primi senza dubbio bastano già i rendering di come, forse un giorno, diventerà la nostra città. Ai secondi invece preme di più la dimensione del presente, piena di problemi e di incognite.

La conseguenza non poteva che essere questa quando al governo della nostra città non c’è alcuna visione politica sui temi centrali che, almeno per Prato, dovrebbero partire da temi diversi che non quello della forestazione urbana. L’urbanistica non può essere la visione politica che governa una città come la nostra bensì dovrebbe essere uno strumento, forse quello principale, a disposizione della una visione politica. Che, in questo caso, non c’è. E non c’è anche a causa di un Partito Democratico locale che in questi anni, anziché alimentare un dibattito onesto e sincero, si è sdraiato troppe volte sulle posizioni a sostegno della giunta e si è concentrato solo a smistare le posizioni di potere. Come ho già scritto anche altre volte, responsabilità enormi le ha anche un’opposizione che sta vivendo un forte ricambio generazionale e che al momento manca di leadership e classe dirigente.

L’assessore Barberis, dal canto suo, architetto con un bel corso presso l’Università di Architettura di Firenze, sta facendo al meglio quello che meglio sa fare: progettare la Prato del futuro. Infatti il problema non è assolutamente lui. Si può essere più o meno d’accordo con la sua idea di città, ma rimane uno dei pochi profili spendibili nel centrosinistra che ha dimostrato di guardare un po’ più in là delle scadenze elettorali. Grazie al suo impegno, alla sua visione e al suo lavoro costante, è riuscito a portare Prato (e sé stesso, va detto anche questo) alle biennali di Venezia e in numerose conferenze e dibattiti a livello internazionale. Di progetti e discorsi ne sono stati fatti tanti ma di cose realizzate ancora se ne vedono poche. Alla fine del secondo mandato tireremo una riga serenamente e valuteremo se saranno più le cose che la città ha preso dalla sua azione visionaria o se a prendere di più da questa esperienza sarà stato lui, avendo stretto contatti e relazioni coi più importanti studi di architettura internazionali.

E vi dirò di più: dovessi scommettere un euro si chi sarà il prossimo candidato sindaco del PD, lo scommetterei su di lui. Ma tutto questo, ovviamente, passerà dal congresso d’autunno. E ve ne parlerò nel prossimo articolo.

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