Chi sta scrivendo questo pezzo, difficilmente la sera guarda un’edizione del telegiornale diversa da quella condotta dal “Chicco nazionale”. E, potendo rinunciare a tutti i canali disponibili tranne uno, sicuramente questo sarebbe La7. La nostra televisione ormai, eccetto i cartoni animati su Youtube per intrattenere mia figlia e qualche serie TV su Netflix, non si sposta mai dal sette. Questo per anticiparvi che no, chi sta scrivendo questo pezzo non è un hater di Enrico Mentana. Anzi, semmai è uno che è cresciuto nel mentanesimo. Fin da quando, da piccino, sono stato svezzato con latte e TG5.
TERRORISMO MEDIATICO. Quello che sta facendo Mentana sui social però, con il supporto mediatico del suo Open, è qualcosa che, in questa fase storica, rischia di avere delle ricadute sociali enormi. E non ho alcun timore a definirlo, né più né meno, terrorismo mediatico. Non posso sapere se, in redazione o Mentana stesso, ne siano consapevoli. Basta guardare però i numeri qui sotto, dove ho ricostruito con un grafico l’attività Facebook della pagina ufficiale di Enrico Mentana nella settimana che va dal 26.10 al 01.11, per capire che si è andati oltre al ruolo classico dell’informazione.

Lunedì 26 ottobre ad esempio, il direttore del TG di La7 ha condiviso ben 20 post sulla sua bacheca Facebook e tutti e 20 avevano a che fare con l’argomento Covid. In tutta la settimana, su 132 post condivisi, solamente nove non sono stati attinenti all’emergenza che tutti stiamo vivendo e, nello specifico, hanno riguardato l’attentato di Nizza e la morte di Sean Connery. Tre giorni su sette, lunedì, mercoledì e domenica, non sono state poste altro che notizie riguardanti DPCM, Covid, Conte e lockdown. Davanti a dei numeri così incredibili, onestamente le domande che mi sono venute sono più di una.
LA GUERRA DEI CLIC. Prima dell’avvento dei social, il rapporto tra informazione e pubblico era molto diverso. Meno diretto, più filtrato e senza ombra di dubbio molto più lento. Ogni quotidiano aveva i propri lettori, che dovevano recarsi la mattina in edicola e spendere dei soldi per potersi leggere le notizie. Poi c’erano le TV, con una mediazione inferiore, un rapporto più diretto, ma non c’era alcuna interazione tra spettatori e media e, soprattutto, le logiche che tenevano in piedi le emittenti televisive e le redazioni dei quotidiani erano assai più semplici da decifrare.
Quella che viviamo però, forse da un decennio, è l’epoca dei clic. Le visualizzazioni, le interazioni, i commenti e le condivisioni hanno sostituito il numero di copie vendute e i dati di ascolto dei programmi. L’inedito meccanismo sociale di oggi, dove ormai il consumatore è motore e allo stesso tempo carburante per la diffusione delle informazioni, ha stravolto del tutto gli equilibri su cui si sono poggiate finora ad ora le nostre democrazie e le ricadute che, una certa linea editoriale rischia di avere sull’opinione pubblica, sono devastanti.
Non sono né un negazionista né uno che vuole minimizzare quanto stiamo vivendo. Anzi, da 34enne, ripeto spesso che, per la nostra generazione, tutto questo equivale a vivere, per certi versi, una guerra mondiale. Allo stesso tempo però, vivo sulla mia pelle e denuncio pubblicamente tutte quelle conseguenze sociali, psicologiche ed economiche che scelte editoriali come quella di Mentana stanno innescando in questo Paese.
CHE FINE HANNO FATTO LE ALTRE NOTIZIE? E non è solo un problema di Mentana, che ho preso ad esempio in quanto, in questo momento storico, lo considero il giornalista italiano più importante in termini di visibilità, seguito sui social e ruolo nel mainstream generale. Dai telegiornali, dalle cronache locali, sui siti online di informazione e persino dal televideo sono sparite le notizie di cronaca nera. E non perché non ce ne siano più, ahimé, ma perché non producono i soliti risultati in termini di ascolto, di clic, di condivisioni.
Quella che a questo punto vorrei poter definire come paranoia collettiva indotta, credo sia il frutto di una somma di cambiamenti sociali che ci hanno travolto così velocemente senza che forse ce ne rendessimo neanche conto. Mentana che offre ai propri lettori un menù settimanale composto da 123 portate Covid e da 9 contorni è il primo ad innescare questo meccanismo perverso che ci sta portando tutta verso un’isteria di massa.
LA PAURA. Qualcuno ha definito recentemente quella attuale come la società della paura, dove coloro che sono in grado di generare questo tipo di sentimento, governano i processi. Basta guardare a Putin, Trump, la Brexit e gli exploit elettorali in Italia prima del M5S e poi della Lega. Questa notte si vota negli USA e la vittoria di Biden potrebbe essere un duro colpo a questo contesto socio politico.
Naturalmente non ho alcuna soluzione per uscire dal vortice nel quale la nostra società contemporanea si è infilata. Gli anticorpi, ne sono certo, prima o poi si formeranno. Capisco che i giornali online campino di clic e di visualizzazioni, ma siamo sicuri di sapere dove ci porterà questo meccanismo e, soprattutto, il prezzo che ci sarà da pagare? Di una cosa sono fermamente convinto: considero pericolosi allo stesso modo tanto Mentana quanto il Coronavirus.
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