Se il buon giorno si vede dal mattino saranno cinque anni lunghi, tempestosi e pieni di ripicche. Il lungo e noioso pomeriggio di ieri in via Cavour, infatti, ha subito dato il via ad una legislatura che resterà nella storia sicuramente per i ritardi.
Il fatto che il Presidente Giani sia un ritardatario è un dato di fatto e, ormai, non è neanche più una notizia specialmente se i ritardi sono istituzionali. Ma che il suo consiglio abusi subito della pazienza di tutti, dopo un mese dalle elezioni, non è accettabile. La seduta di ieri, nel quale è stata annunciata la giunta, è stata prima fissata alle 15, poi spostata alle 16, poi iniziata alle 16.20, subito sospesa di nuovo fino a dopo le 17 e, infine, ribloccata per l’ennesima volta perché nelle calde stanze del Partito Democratico non si riusciva a trovare la quadra su Antonio Mazzeo come Presidente.
Quel Consiglio che, quindi, sarà presieduto proprio dal lucanpisano Mazzeo che, dopo l’esperienza pregressa, sogna già di essere il successore di Giani. Ha un’eredità decisamente pesante ma, da ex renziano di ferro, si è trovato in una poltrona decisamente scottante. Dal Consiglio, infatti, passa tanto di quanto succede nei palazzi della politica regionale e, chissà, che non sia un trampolino per il futuro.
Al suo fianco trova due confermatissimi ritorni. Per la Lega il vicepresidente sarà Marco Casucci da Arezzo mentre Italia Viva ha designato Stefano Scaramelli alla poltrona a fianco a quella di Mazzeo. Nell’Ufficio di Presidenza entrano anche Diego Petrucci (Fdi) e Federica Fratoni.
Dopo il discorso sul programma (oltre 140 pagine sigh!) Eugenio Giani, non certo uno di poche parole, ha presentato la sua giunta. Non completa però. Infatti, dopo giorni di dibattito tra Roma e Firenze, il nuovo governatore della Toscana ha lasciato vuota una casella per Italia Viva sperando che, da qui a domani alle 15.00, tornino sui loro passi. Infatti, il partito di Renzi, ha accettato Scaramelli in vicepresidenza ma sta lottando per avere l’assessorato alla Sanità con tutte le sue forze.
Prima sembrava potesse essere Saccardi, poi si vociferava di un nome tecnico e, infine, neanche Cosimi, ex sindaco di Livorno, era riuscito a convincere a Roma. Eugenio Giani sa benissimo, non certo per problemi di maggioranza quanto per rapporti territoriali, che Italia Viva deve “stare serena” e per questo sta provando ad accontentarla.
Intanto, senza neanche citare le deleghe, ha confermato le indiscrezioni sulle due fiorentine Monia Monni e Serena Spinelli. La prima ritrova l’assessorato che aveva a Campi Bisenzio mentre la seconda si candida a rappresentare Sinistra Civica Ecologista che non ha superato lo sbarramento. Due non sorprese che vanno nell’ottica dell’avvicinare Firenze ai fiorentini visto che sono molto conosciute.
Su Prato è stato confermato Stefano Ciuffo, rimasto in ballo fino all’ultimo, ma che è stato scelto vista la grossa esperienza e i rapporti pregressi proprio con Giani. In attesa dei renziani, gli altri nomi sono Alessandra Nardini che sarà la viceGiani, Stefano Baccelli, Simone Bezzini e Leonardo Marras.
La trattativa è ancora in corso ma le critiche arrivano da ogni fronte, anche interno. Per il Comitato Donne Democratiche è stato dato un “segnale fortemente maschilista”; il senatore di Forza Italia Mallegni ha parlato di “ricatto” riferendosi allo stallo con Renzi e Irene Galletti ha accusato di aver visto, nella giornata di ieri, un vero e proprio “mercato delle vacche”.
Oggi si tratta, domani si torna in aula, ma ieri il Presidente della Regione si è finto cantore. Ha raccontato la favola della giunta, ci ha raccontato i personaggi, ma si è scordato la storia e persino l’antagonista.
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