Si fa sempre più largo nel governo l’idea di anticipare la chiusura dei ristoranti e bar dall’attuale mezzanotte alle 22. La categoria dei ristoratori è una delle più colpite di questi mesi, prima costretti alla chiusura e poi a doversi districare tra mille normative perlopiù assurde. L’estate italiana, con il caldo e le giornate lunghe, ha permesso di riprendere un po’ di fiato a tutti coloro che hanno avuto la possibilità di sistemare i propri tavolini all’aperto ma, l’aumento repentino dei contagi e il modo schizofrenico con cui il governo ha ripreso ad emanare i DPCM (anche a distanza di pochi giorni l’uno dall’altro, che senso ha?). ha rigettato bruscamente migliaia di esercenti nel panico.
FUGA DAI RISTORANTI. Parlando con molti ristoratori della mia città mi hanno confidato che, tra l’amarezza e la rabbia, con l’attuale DPCM che prevede la chiusura alle 24 sono stati già tantissimi i clienti che hanno preferito annullare le prenotazioni. Se in più ci si mette il terrorismo mediatico di tutti i media e il ruolo dei social, sempre più megafono di paranoie collettive e frustrazioni, tutto il nostro Paese si è ritrovato in pochissimo tempo dalla meravigliosa estate, nella quale tutti pensavamo quasi di essersi lasciato alle spalle questo brutto momento, al grigiore dell’autunno, in cui in virus è tornato a condizionare le nostre vite.
O SI CHIUDONO E SI AIUTANO O SI LASCIANO LAVORARE. Che senso ha chiudere i ristoranti alle 22? Come se all’ora di pranzo il COVID se ne stesse in cameretta sua a dormire e uscisse solo dalle 20 in poi. In un Paese che in questi mesi non ha investito a sufficienza nel potenziamento della tracciatura dei casi o, ad esempio, nell’aumento delle terapie intensive, dove si continua a permettere ai cittadini di prendere mezzi pubblici stipati come maiali pronti ad andare al macello e dove i vertici del proprio governo alimentano questo clima di terrorismo per coprire le proprie inefficienze, era naturale che si finisse per colpevolizzare i cittadini.
Piuttosto, il governo si assumesse la responsabilità di chiudere del tutto i ristoranti ma, allo stesso tempo, di aiutare tutti i dipendenti che rimangono a casa con la cassa integrazione e tutti gli imprenditori con aiuti a fondo perduto. Siccome però tutti questi soldi non ci sono, è una cazzata chiudere i ristoranti alle 22. Perché non si mettono nelle condizioni di poter lavorare. Non siamo in Baviera, dove le persone abitualmente cenano dalle 18.30. In Italia le persone vanno cena fuori tra le 20 e le 21. Ed è impossibile che siano fuori alle 22.
Siamo stati in grado finora di creare un sistema efficiente, in grado di tracciare esattamente i casi di contagio e di capire dove gli italiani contraggono maggiormente il virus? Purtroppo no.
IL BUONSENSO. Non sarebbe più opportuno lasciare le chiusure dei ristoranti alle 24, permettendo a tutto il settore di poter andare avanti, seppur tra le difficoltà di ingressi contingentati, capienze ridotte, distanze minime e presenza di massimo sei persone per ogni tavolo? Non sarebbe più opportuno regolamentare l’accesso nei bar (che, ricordiamolo, non sono solo quelli che aprono alle 19 e che vivono di aperitivi e cocktails fino a tarda notte), permettendo il servizio solamente ai tavoli e al bancone distanziati (in caso di colazione, ad esempio)?
Vedendo la schizofrenia con cui è stata affrontata la prima fase, purtroppo non nutro molte speranze per questa seconda ondata. Una cosa però, arrivato a questo punto, mi tocca dirvela: se abbiamo questi scappati di casa come Conte, Casalino, Di Maio, Di Stefano e compagnia bella a governarci, è solo perché lo hanno deciso gli italiani.
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