Il sondaggio sulle elezioni regionali in Toscana realizzato da Winpoll-Cise per IlSole24Ore ha suscitato un’evidente scossa politica. La rilevazione (che come ogni altra del suo genere andrebbe comunque sempre mediata con altre sue simili) sancisce una sostanziale parità tra la candidata del centrodestra e quello del centrosinistra. Una sorta di bipolarismo, dove il Movimento 5 Stelle si ferma a poco più dell’8% e le altre liste tutte insieme a poco più del 6%. Mezzo punto percentuale tra Ceccardi e Giani che è un abisso per i fautori della Toscana rossa, che poco più di un mese fa davano per scontata la vittoria. E a ben vedere, più che il numero assoluto, è la tendenza a dover spaventare il centrosinistra, dato che se la candidata leghista appare costante da diverse settimane, il democratico ha ridotto pian piano il proprio consenso. E per quanto i sondaggi non siano una scienza esatta, possono fornire numerosi spunti di riflessione.
Le ragioni di quel mezzo punto di distanza sono molteplici, ma ci sono alcuni fatti evidenti: il primo è che la Lega sembra (per la prima volta) aver imparato la lezione: dopo il gennaio di sangue in Emilia Romagna, con la sconfitta della candidata Borgonzoni, il Carroccio in Toscana ha optato per i toni soft. Non più la narrazione di tutto ciò che non funziona (che finisce sempre, inevitabilmente, per contrariare gli abitanti di un luogo); non più la litania monotematica contro l’immigrato; non più il “celodurismo” tipico dei fedeli del Dio Po, anche in termini comunicativi. Ceccardi e il suo staff hanno puntato invece sulla costruttività, sui toni moderati, sulla grafica “business” (i colori di volantini e cartelloni sono grigio e giallo, ben lontani dal blu e verde della Lega), sul volto giovane e fresco della candidata 33enne. Uno stile che poco si addice al partito del “truce”, ma che sta perfettamente nel solco di una regione dove consociativismo e conservatorismo sono parametri con cui fare i conti, se ci si candida a guidare la macchina.
Opposta all’immagine generata da Ceccardi, c’è quella di Eugenio Giani, che è partito talmente presto da apparire oggi meno energico della rivale, a meno di venti giorni dal voto. Certo, le cartucce dell’ex-socialista sono infinite, ma è chiaro che qualcosa non sta funzionando: è probabile, infatti, che laddove Giani e il suo staff si attendevano di dover parare i colpi di un’avversaria aggressiva ma sbilenca, siano stati invece sorpresi dal guanto di velluto. Col risultato che l’affabilità del candidato dem non basta, neanche in periodo di Covid. Così come il suo presenzialismo spinto, dove tuttavia i chilometri percorsi non pareggiano i voti guadagnati.
Ora, in un momento storico in cui la politica è fatta di leader e non di partiti, è chiaro che il carisma personale conta. E tuttavia, registra sempre il sondaggio, entrambi i candidati in Toscana non possono contare sul loro appeal personale: Giani guadagnerebbe appena un 1,5% in più, mentre Ceccardi addirittura otterrebbe meno voti di quelli dati ai partiti che la sostengono. Un dato secondario, laddove funzionano i partiti di coalizione. E se Fratelli d’Italia sembra in stato di grazia, altrettanto non si può dire di Italia Viva, stimata appena al 5,7%, e quindi incapace di fare da gamba moderata della coalizione. E se, a onor del vero, in casa Renzi si parla di sondaggi molto diversi (almeno l’8% come media regionale, con punte dell’11% a Firenze), è chiaro che il partito dell’ex rottamatore non sta infiammando gli elettori.
Se si aggiunge che i delusi del M5S non voteranno Giani come successo con Bonaccini, e che ad oggi anche la sinistra di Fattori finisce per dare battaglia più a lui che alle destre, viene fuori il mosaico della sostanziale parità sancita dal sondaggio.
Tuttavia, a chi sta già preparando lo champagne, converrebbe attendere fino all’ultimo, per evitare brutte sorprese causate da una delle seguenti variabili:
1) la lista Sinistra Civica Ecologista nella rilevazione ottiene il 7,6%, dimostrando una vitalità che fa riflettere: proprio per la sua natura variopinta, la formazione potrebbe attrarre molti indecisi e delusi degli altri partiti, rinforzando le fila di Giani;
2) potrebbe verificarsi una considerevole quota di voto disgiunto, soprattutto dai delusi di Forza Italia;
3) l’esuberanza e la giovane età della candidata leghista potrebbero portarla, se punzecchiata a dovere, a commettere qualche errore;
4) l’incognita Covid potrebbe stravolgere ogni prospettiva, anche in pochi giorni.
Mancano meno di tre settimane al voto, e ben presto i sondaggi saranno soltanto i ricordi. Pochi giorni sul calendario, ma che sono abbastanza per cambiare le sorti di una corsa elettorale particolare, in un 2020 in cui le previsioni, di qualsiasi tipo, sono un esercizio azzardato e pericoloso.
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