Qualcuno, leggendo la lista dei probabili candidati del centrodestra a Prato per le prossime elezioni regionali, avrà sicuramente avuto un deja vu. Perché una buona parte dei nomi che circolano, e che saranno ufficializzati durante il weekend, sono ingredienti di un minestrone già assaggiato. Al punto che a prima vista, uno dei parametri per la scelta delle liste, sembra sia stato l’aver corso (e perso) in un Comune del pratese alle scorse amministrative.
Ci saranno infatti l’ex-candidata a Poggio a Caiano Diletta Bresci, l’ex-candidato di Montemurlo Matteo Mazzanti, l’ex di Cantagallo Alessandro Logli e l’ex di Vaiano Gualberto Seri. Non ci sarà probabilmente Daniele Spada, che ha portato Biffoni al ballottaggio l’anno scorso, ma ci saranno altri tre ex di quella stessa tornata elettorale: Aldo Milone (3,1% di consensi al primo turno nel 2019) con i suoi numerosi lustri di politica alle spalle, Marilena Garnier (4,3%) forse addirittura capolista ed Emilio Paradiso (1,3%), noto soprattutto per un suo tweet del 2013, quando parlando dell’allora ministro Kyenge si chiedeva: “Il Bianco-fiore si è dovuta piegare ai finocchi, e il nero di seppia lo lasciano lì?”. I tre alfieri del centrodestra pratese, il 26 maggio scorso, hanno preso in totale 7805 voti su 92mila. Insomma, se saranno confermati i nomi usciti fino ad oggi, su dieci candidati a Sindaco per il centrodestra nella provincia di Prato negli ultimi due anni, ben sette correranno alle prossime regionali. Sei su nove, se si considera solo l’anno scorso.
Verrebbe da chiedersi, e sono tanti i pratesi che lo stanno facendo, perché a poco più di un anno dalla sconfitta gli stessi siano già pronti a correre di nuovo, e con diversi schieramenti. E se è pur vero che l’usanza è trasversale a tutte le forze politiche e il posto da consigliere regionale è oggettivamente più prestigioso (e remunerativo) di quello da consigliere comunale, è altrettanto vero che la concentrazione di “ex” nel territorio pratese fa apparire lo stesso come una sorta di rampa di lancio, o stazione di passaggio, per chi ambisce a qualcosa di più. Vale per gli ex-candidati, e vale anche per gli ex-commissari, visto che negli ultimi anni Prato ne ha cambiati diversi, tra cui Patrizia Ovattoni e Gabriele Genuino, anche loro in corsa per le elezioni di settembre. Tutti premiati insomma, nonostante le sconfitte, e bypassando la regola, che pure ci insegnano da bambini, che quando uno sbaglia sarebbe cosa buona e giusta almeno saltare un turno.
Ma al di là delle ambizioni personali, anche legittime, dei singoli, la domanda è più profonda: qual è il progetto politico del centrodestra a Prato? Come è possibile costruire una rete di personalità sul territorio, se le stesse cambiano così spesso? Come dare corpo e sostanza ai programmi politici delle campagne elettorali, se ogni volta mutano gli interpreti? E se Prato, come già in passato, anche alle prossime regionali dimostrerà di essere un pezzo forte della destra in Toscana, non andrebbe trattata con un po’ più di rispetto e attenzione, da chi scende in strada a chiedere i voti ai suoi cittadini?
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