Dal Vangelo secondo Lorenzo Maria

Nella giornata di oggi sono state rese note le candidature regionali del PD e, come accadde nel 2015 anche se stavolta in maniera ancora più netta, il protagonista assoluto è stato Lorenzo Maria Marchi. Cinque anni fa perché rimpiazzò all’ultimo secondo il non gradito dai vertici Pasquale Leonardo. A questo giro per un vero e proprio capolavoro politico. Ma andiamo con ordine.

Fin dal primo giorno dopo l’insediamento della Giunta Biffoni, sono iniziate a circolare voci di corridoio su una presunta inadeguatezza di Marchi a ricoprire l’incarico di assessore. Queste malelingue, forse invidiose del risultato ottenuto dal Cirino Pomicino della Castellina, hanno però trovato forza durante il lockdown nei sempre più insistenti rumors di palazzo in merito ad un rimpasto di giunta, dato praticamente per certo, che Biffoni avrebbe dovuto fare dopo le regionali. Tutti pensavano all’avvicendamento Marchi-Longo (un nuovo capitolo della famosa guerra tra le correnti democristiane che si affrontarono nel congresso UDC del 2011 di cui ho già parlato, ndr), ipotesi rafforzata anche dalla candidatura di quest’ultimo nella lista di Italia Viva a sostegno di Giani. Quasi tutti i commentatori della politica locale, a quel punto, consideravano ormai inevitabile il regolamento di conti proprio in quella che sarebbe dovuta essere la lista Italia Viva-Demos tra Marchi e Longo. Colui che tra loro due avrebbe avuto più preferenze sarebbe stato il futuro assessore. Ma l’Amintore Fanfani dal ciuffo nero, zitto zitto, stava in realtà lavorando sotto traccia ad un’altra cosa molto più raffinata.

Nel rispetto della più antica e prestigiosa tradizione democristiana, il Ciriaco De Mita di via Lambruschini ha fatto credere ad un sacco di persone di stare seduto al tavolo regionale a dare le carte, arrivando anche a porre pubblicamente delle condizioni piuttosto nette persino al candidato PD Eugenio Giani attraverso TV Prato, diventata in questi mesi praticamente il suo personale house organ. Nonostante coordini regionalmente un partito che, nei fatti, esiste solo nell’immaginario di una decina di persone in tutta Italia, ha spudoratamente flirtato per mesi con tutti i partiti della coalizione democratica per poi sancire l’accordo con il PD riuscendo a portare a casa pure il capolista di Prato. Un capolavoro!

Chi ha seguito il percorso fin dall’inizio dell’Alcide De Gasperi del Tennis Club Prato e del partito che comanda in Toscana, si sarà reso conto di come questo sia un contenitore molto fluido e camaleontico in grado di poter essere tranquillamente tanto una lista alle amministrative utile a drenare voti agli altri partiti non organici quanto, allo stesso tempo, una candidatura nelle fila del PD alle regionali o alle europee. Ed è normale che sia così, dato che Demos in realtà è un mero strumento di potere che sembra arrivare direttamente dalla prima repubblica che nulla ha a che fare coi partiti cosiddetti tradizionali. Demos è una stampella del PD o, meglio, è una sottocorrente di una sottocorrente che fa capo all’ala minoritaria della corrente cattolica del Partito Democratico. Pensate un po’.

Alla luce di tutto questo, l’operazione portata avanti dal Mino Martinazzoli di Piazza del Comune, ha un incredibile valore politico. Eccola, riassunta in tre mosse:

  1. Si è atteggiato sulla stampa per un anno come quello che dava le carte al tavolo regionale avendo in mano un partito che nei fatti non esiste. Ha flirtato in maniera spudorata con tutti i partiti della coalizione, dal PSI a Più Europa passando per i Verdi e i renziani, facendo credere a tutti che il regolamento di conti per il posto in giunta ci sarebbe stato nella lista con Italia Viva e che lui l’avrebbe giocata in prima persona questa partita
  2. Ha raggiunto in extremis l’accordo con il PD, strappando anche il capolista a Prato, cosa che ha già suscitato un sacco di polemiche e malumori in via Carraia (leggete qui le dure parole dell’ex segretario dei GD Marco Biagioni)
  3. Ha convinto la consigliera di maggioranza Silvia Norcia a passare nelle fila di Demos, facendo aumentare i consiglieri comunali del suo partito a due e blindando in questa maniera il suo posto in giunta ma, soprattutto, sottraendo questa logica a qualunque esito del voto regionale

Se ci sarà un rimpasto in giunta, questo non riguarderà di certo il Giulio Andreotti degli avvocati pratesi. Se c’è qualcuno che uscirà certamente vincitore da questa tornata regionale invece, questo è sicuramente lui. Che, in tre passaggi, ha dato una grande lezione di politica a tutti.

Chapeau, assessore!
Da oggi sei entrato a pieno titolo nel Pantheon democristiano!

 

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