Ecco i 5 motivi per cui Giani e il PD rischiano seriamente di perdere la Toscana

Se si fosse votato lo scorso Maggio non ci sarebbero stati dubbi: il candidato del PD Eugenio Giani avrebbe sicuramente vinto le elezioni regionali e sarebbe diventato l’ottavo presidente della nostra regione. Con il rinvio del voto a settembre e data la situazione del tutto straordinaria dovuta all’emergenza Covid però, ciò che fino alla scorsa primavera sembrava un risultato scontato, oggi appare sempre di più un rush finale dall’esito del tutto incerto.

In questo articolo proveremo ad analizzare cinque motivi per cui Giani e il PD rischiano seriamente di perdere queste elezioni. Eccoli:

  • UNA VISIONE GIÀ SCONFITTA DALLA STORIA. Giani è uno dei protagonisti assoluti del fallimento della classe dirigente politica fiorentina e regionale degli ultimi venti anni. Si erano immaginati una Toscana firenzecentrica con lo stadio a Firenze prima collocato a Castello e poi alla Mercafir e sappiamo tutti quale sia ancora la situazione. Volevano un inceneritore a Sesto Fiorentino e il TAR lo ha bloccato definitivamente. Si erano spesi in prima persona per l’ampliamento di Peretola e il Consiglio di Stato ha messo l’ennesima pietra tombale su questo progetto. Firenze è una città che, negli ultimi decenni, ha saputo puntare solamente sull’economia derivante dal turismo massiccio e ora si ritrova a fare i conti con una crisi senza precedenti ma, soprattutto, che non sembra in grado di offrire spunti di ripresa. In tutte queste sconfitte, inutile negarlo, c’è sempre un pezzettino di Giani. Che negli ultimi venti anni è stato prima assessore allo sport e presidente del Consiglio Comunale a Firenze e dopo presidente del Consiglio Regionale.
  • IL CANDIDATO DI RENZI. Giani è stato scelto da Renzi, lo sanno anche i muri. E oggi, essere espressione del potere renziano in totale decadimento, non è proprio il massimo. Rappresenta un’anomalia nazionale, dato che altrove Renzi e i suoi, in rotta col PD che nel frattempo ha cercato un’alleanza più che strutturale col M5S, hanno costruito delle candidature autonome (vedi Puglia e Liguria). Questa considerazione ci porta diretti al punto successivo.
  • C’È SPAZIO A SINISTRA. A differenza del suo collega Bonaccini, che ha saputo costruire una coalizione larga in grado di coinvolgere tanto i centristi cattolici quanto i compagni “de sinistra”, il nostro Giani invece si ritrova con un Tommaso Fattori che rischia di portargli via quel 6-7% che potrebbe essere decisivo nello scontro con la Ceccardi. Il consigliere regionale uscente di SÌ-Toscana a Sinistra raccoglierà gran parte del consenso di quell’elettorato sensibile alle tematiche ambientaliste, che non accetta compromessi quando in ballo ci sono i diritti civili e che ha una posizione più che ben definita su integrazione e diversità culturali. A differenza di Giani, la Ceccardi sarà sostenuta da un centrodestra molto compatto senza spazi significativi al di fuori della coalizione. E occhio alla sua lista civica, che rischia di eleggere anche un paio di consiglieri.
  • CHE FINE HANNO FATTO LE SARDINE? Tornando a Bonaccini è doveroso ricordare che, oltre alla coalizione più ampia, ha potuto sfruttare anche l’energia di quei giovanotti che hanno riempito decine di piazze coinvolgendo migliaia di persone che mai sarebbe stata in grado di coinvolgere il PD. Parlare ora di Mattia Santori e delle Sardine potrebbe far sorridere, lo ammetto. Eppure, per la vittoria di Bonaccini, sono state determinanti. Sono state loro, e non il PD, a contrapporsi all’avanzata di Salvini e della Lega nella terra del tortellino. E sono state sempre loro a portare a votare migliaia di giovani emiliani. Dopo la vittoria in Emilia le Sardine si sono perse e il buon Giani non potrà fare leva sulla loro spinta.
  • IL QUADRO NAZIONALE. Il matrimonio PD-M5S, al contrario di ogni aspettativa, sembra poggiarsi su basi più solide di quelle su cui poteva contare il governo giallo-verde. L’unico però che sembra trarre vantaggio da questa situazione sembra essere il premier Giuseppe Conte dato che, un suo partito, viene già dato al 15% e, a farne le spese, sarebbero proprio PD, anche se in forma minore, e M5S. Detto questo, l’agenda politica di questo governo sembra ancora troppo timida nei confronti dei provvedimenti ottenuti da Salvini quando era ministro. Soprattutto, decisioni come quella di rifinanziare la guardia costiera libica, allontanano  definitivamente l’elettorato progressista dal PD. E questo danneggia in primis proprio Giani. Se a tutto questo ci si somma anche lo scontento generale per la crisi innescata dall’emergenza coronavirus, l’elettorato a settembre sarà ancora più motivato a votare per un cambiamento e, a farne le spese, saranno i candidati di sistema.

IL PARAGONE CON L’EMILIA ROMAGNA. Dopo questi spunti di riflessione, voglio approfondire alcuni aspetti che riguardano le elezioni vinte da Bonaccini lo scorso 26 gennaio per provare a fare un paragone con quanto potrebbe succedere in Toscana. Oltre ad essere due regioni vicine geograficamente, sono molte le cose che le rendono quasi uguali:

  • la data del voto, che è diviso soltanto da pochi mesi e che quindi rientra, a grandi linee, nella solita fase politica
  • il numero simile degli elettori
  • la stessa tradizione politica di sinistra

Bonaccini ha vinto con il 48,12% mentre la sua avversaria Borgonzoni non riuscì a superare il 45,41%. Intanto il governatore dell’Emilia partiva con un vantaggio, in termini di consenso reale, derivante da un primo mandato nel quale era considerato uno dei governatori più amati di tutta Italia. Giani, purtroppo per lui, non riesce neanche a scaldare completamente tutti i cuori dei suoi. Provate poi a togliere, come abbiamo già anticipato nei punti precedenti, la % che prenderà in Toscana il candidato di Toscana a Sinistra Tommaso Fattori. Togliete anche l’effetto Sardine. Togliete infine anche la sfiga che Giani si deve scrollare di dosso nell’essere il candidato di Renzi.

L’EUROPEE 2019. Andando poi ulteriormente a ritroso nel tentativo di individuare un altro voto utile a poter fare una previsione con quanto accadrà il 21 settembre, soffermiamoci sull’esito regionale delle elezioni europee dello scorso anno. Qui il centrodestra unito superò per la prima volta nella storia il centrosinistra raggiungendo il 42,2% dei consensi. La coalizione guidata dal PD invece, che includeva anche la sinistra che in Toscana invece correrà per contro proprio, si fermò al 41,5%.

Insomma, siete ancora così convinti che il buon Eugenio sia in vantaggio?

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