L’ennesimo ritardo per il sottopasso al Soccorso

Il sottopasso al Soccorso fu, insieme a quello del Parco Centrale al posto dell’ex ospedale, il progetto con cui Matteo Biffoni si presentò in campagna elettorale nel lontano 2014. A distanza di ben sei anni il cantiere non è ancora partito e ulteriori intoppi dilatano ulteriormente i tempi. La partita, da diversi mesi non più sotto il controllo del Comune di Prato, è passata ormai ad ANAS, società per azioni entrata dal 2018 nel gruppo di FS.

Come riportato questa mattina da La Nazione, manca ancora il progetto che ANAS avrebbe dovuto presentare lo scorso autunno al Ministero dell’Ambiente per l’avvio della procedura sull’impatto ambientale. Sono passati altri sette mesi e, senza dubbio, anche il lockdown imposto dal coronavirus non ha giocato a favore. Si spera che la partenza della VIA possa avvenire dopo l’estate e che, pertanto, una risposta non potrà che essere attesa per gli inizi del 2021, dopo ben sette anni dalla vittoria di Biffoni.

Sette anni per un sottopasso sarebbero già tantissimi, ma qui ancora non si vede l’inizio del cantiere. Ne serviranno almeno dieci se tutto andrà bene. Quando poi, progetti come questo, entrano sotto il controllo di società nazionali e complesse come ANAS, i tempi divertano più che incerti.

Questa criticità ci porta comunque ad una riflessione politica inevitabile e il dibattito è apertissimo in città: Biffoni ha sbagliato a puntare su due progetti, Soccorso e Parco Centrale, che si sono impantanati per colpa della burocrazia italiana e che rischiano di non vedere la luce nei suoi due mandati oppure no?

Sono stato e sono anche adesso il primo sostenitore di questi due progetti, che porterebbero tantissimi benefici alla nostra città. Ma se serviranno dieci o dodici anni per vederli realizzati, non è che nel frattempo forse si sarebbe potuto pensare anche ad altro, magari più semplice da realizzare? E se questi progetti si sono rivelati così pieni di intoppi e ostacoli, forse non sono stati affrontati come si doveva? Siamo sicuri che la politica oggi abbia gli strumenti per poter trasformare le idee in cose concrete, se ogni volta ci deve essere un ricorso al TAR o un gingillo burocratico che ti fa perdere anche due anni sulle tabelle di marcia?

In considerazione di tutto questo, quale dobbiamo considerare oggi come buona politica? Quella che in campagna elettorale si prende la libertà di poter fare grandi sogni salvo poi scontrarsi anni dopo con l’impossibilità di realizzare quei progetti (o vederli realizzati con tempistiche e costi maggiori) o quella che preferisce volare basso e qualcosa comunque riesce a portarlo a casa?

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