Bocconiano. Classe 1980. Nato a Sarno. Responsabile relazioni istituzionali dello Euro Gulf Information Centre. Piercamillo Falasca è vicesegretario di +Europa. Lo abbiamo cercato per commentare, a caldo, il voto sulla mozione di sfiducia in Senato di questa mattina.
Renzi e Italia Viva (ma anche il PD) alla fine hanno salvato Bonafede. Te l’aspettavi?
“Me lo aspettavo, anche se abbiamo sperato il contrario. La retorica per cui IV ha dovuto scegliere tra Bonafede e la sopravvivenza del governo non regge: la sfiducia era solo individuale, non comportava istituzionalmente la caduta del governo. Se poi PD e M5S avessero aperto la crisi, se ne sarebbero assunti la responsabilità. Per quanto ci riguarda si è persa l’occasione di sostituire un pessimo ministro e di aprire magari le porte a un governo di unità nazionale, più adeguato e credibile.”
Si vocifera di uno accordo tra Renzi e il M5S: dentro Marattin al posto di Borghi alla presidenza della V Commissione. Siamo davvero arrivati al mercato delle vacche?
“Posto che sostituire Borghi con Marattin sarebbe un guadagno netto per il Paese, perché andrebbe via il teorico dei no-euro e arriverebbe un bravo economista, non credo che ci sia alcun accordo particolare. Piuttosto Renzi ha scelto, o ha ormai accettato, di far parte di questa maggioranza in pianta stabile. Dunque, nel rinnovo delle presidenze di commissione, immagino che ci sarà spazio anche per Italia Viva. Ripeto, però: a noi interessa il dato politico, con oggi IV ha scelto di essere un pezzo organico del governo Conte-bis. È un peccato, per le prospettive di un’area libdem da costruire.”
In effetti, anche in prospettiva del prossimo voto in molte regioni importanti, sembrava che per +Europa, Azione e Italia Viva ci potessero essere i margini per la presentazione di una lista unica. Pensi che per il tuo partito il passaggio di oggi in Senato escluda di fatto un accordo coi renziani e, allo stesso tempo, rafforzi il legame con Calenda e Richetti?
“Continuo a credere che l’elettorato e gli attivisti di Italia Viva siano parte della stessa famiglia di quelli di Più Europa e di Azione. Il sostegno al governo giallorosso era un problema prima e lo resta ora, anche rispetto alle elezioni regionali. Certo, più tempo passa, più sarà difficile per IV fare “i liberali per Conte”. Con Azione il dialogo c’è e va avanti, siamo chiaramente due pezzi di una cosa futura comune. Certo, anche con Calenda discutiamo quotidianamente di differenze sul caso FCA o sull’approccio europeo, ma in quale famiglia non si discute? Un piano d’incontro può essere quello di riprendere a discutere di un’alternativa comune a Michele Emiliano in Puglia, ad esempio.”
Chiudiamo con una domanda sull’Europa. Tiene banco in questi giorni la contrapposizione tra la visione dell’asse francotedesco e la posizione di Olanda e Austria. Cosa si prospetta per l’Italia?
“Sul tavolo europeo, il governo Conte mostra tutta la sua inadeguatezza. Gli altri Paesi fanno proposte, Conte le commenta su Twitter. Nel giorno in cui Francia e Germania propongono 500 miliardi di trasferimenti ai Paesi più in difficoltà, di cui almeno 100 all’Italia, la maggioranza giallorossa alza il ditino dicendo che sono pochi. Eppure si tratterebbe di soldi veri, non prestiti. La verità è che dovremmo lavorare per far vincere la proposta franco-tedesco mettendo in campo non le lamentele, ma un piano serio e credibile di riforme. Dovremmo promettere di farla finita con i regali ad Alitalia o con gli sprechi come Quota 100. Così si sfidano apertamente Olanda e Austria. Anziché fare sterili polemiche sul Mes senza condizionalità, poi, avremmo voluto che il governo italiano mettesse in campo una proposta di riforma del sistema fiscale europeo, sia per dotare la UE di risorse proprie sia per affermare una concorrenza fiscale sana tra Paesi Ue, senza incentivi all’elusione. Se volessimo davvero bene all’economia italiana, parleremmo di questo, non di Mes.”
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