“Con questa tecnologia abbiamo uno scorcio di futuro nella nostra città. La sperimentazione di questa tecnologia serve per capire l’utilizzo e la massima efficacia che può avere su Prato. È un vantaggio che deve servire non solo per la videosorveglianza ma anche, per esempio, per chiamare i servizi in caso di emergenza, per dare informazioni o tenere lo spazio ordinato e curato in modo da vivere in un luogo migliore. La nostra idea è quella di portare nuove disponibilità al servizio pubblico. Avremmo potuto implementare ulteriormente le telecamere cittadine ma abbiamo preferito investire nelle nuove tecnologie ampliando anche lo spettro d’azione del robot”. Con queste parole il sindaco Biffoni presentava poco più di un anno fa il progetto dei due robottini per la sicurezza delle ciclabili. Un progetto costato 95.000€ e finanziato con 66.000€ dalla Regione Toscana.
I PRIMI DUBBI. A novembre 2019 era stato il consigliere comunale della Lega Marco Curcio ad alzare i primi dubbi. “Lo scorso 26 marzo il sindaco Biffoni durante la sua spumeggiante campagna elettorale si faceva fotografare a fianco di un robottino che ci avrebbe garantito la sicurezza sul Lungobisenzio. Dopo 8 mesi, questi robot sono spesso a Pontedera, chiusi in laboratorio, e a malapena hanno visto la città di Prato. Ci fu detto che sarebbero “arrivati a giugno”: da giugno sono trascorsi altri 6 mesi e questi robot non sono ancora operativi e non potranno nemmeno esserlo durante l’inverno, perché non resistono all’acqua. Quando piove hanno bisogno di qualcuno che gli regga l’ombrello. Questi robot non hanno alcuna omologazione, né certificazione da potergli consentire di muoversi senza un tutor al loro fianco” furono queste le sue parole riportate qui da Notizie di Prato.
DOCCIA FREDDA. Nella giornata di ieri la conferma ufficiale: i due robot non possono girare all’esterno. E, per farli funzionare all’aria aperta, servirebbero altri soldi. Il Comune, giocoforza, avrebbe pensato di utilizzarli come colonnine informative mobili alla biblioteca Lazzerini e nei musei della nostra città. Aldo Milone, fondatore di “Prato Libera e Sicura”, attacca frontalmente la scelta dell’amministrazione comunale:”A questo punto sarebbe opportuno un esposto per danno erariale alla Corte dei Conti a carico del sindaco Biffoni e dell’assessore proponente l’acquisto di questi robottini che andrebbero a svolgere un ruolo completamente diverso rispetto a quello iniziale, cioè garantire la sicurezza dei frequentatori piste ciclabili. Questi sono soldi dei contribuenti che vengono impiegati in maniera maldestra” le sue parole riportate sempre dagli ottimi colleghi di Notizie di Prato.
Personalmente non mi sento di dare torto a Milone. Se una cosa del genere fosse accaduta in un’azienda privata, chiunque avesse commesso un errore del genere e avesse buttato letteralmente via 95.000€ in questo modo, quantomeno verrebbe chiamato a risponderne personalmente. Nel caso di un imprenditore coi propri soldi, nel caso di un dipendente anche con un licenziamento. Nel pubblico non funziona così e questo è un problema.
La mia frustrazione per tutto questo è doppia se penso alla proposta che come +Europa Prato avevamo avanzato in campagna elettorale. Grazie al coinvolgimento di una start up dell’Università di Trento, e con un costo pari alla metà di quanto investito per i due robottini rivelatisi poi del tutto inadatti, avremmo portato in città un sistema informatico predittivo che sarebbe stato in grado di sostenere in maniera concreta l’operato della giunta sul tema sicurezza e l’azione delle forze dell’ordine. Qualcuno mi disse che 40.000€ per una roba del genere erano forse troppi per una città come la nostra. Chissà adesso cosa dovremmo pensare di questi 95.000€ spesi per due robottini che serviranno a dare indicazioni in biblioteca anziché la caccia ai ladri sulle ciclabili.
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