Nel 2002 Mirko Giannoni decise di aprire un ristorante tutto suo insieme a suo babbo Marino, volto noto a Prato per esser stato uomo sala da Baghino per diversi decenni. Nel corso degli anni si è aggiunta Sara, maître e sommelier, moglie e compagna di Mirko. È un posto che sento particolarmente “mio” perché al Pepe ci sono andato praticamente fin dall’inizio e mi sono gustato per intero tutto il loro percorso. Quando voglio fare bella figura con clienti e ospiti li porto qui, da anni secondo me il miglior ristorante di cucina italiana di Prato.
Come sono cambiate le vostre abitudini in questo periodo?
“Parto con il dire che con il nostro “Laboratorio del Gusto Pepe & vino” noi, già prima dell’avvento del Covid-19, facevamo take-away e delivery ma quest’ultimo solo con la piattaforma Deliveroo quindi, con la chiusura del ristorante, abbiamo concentrato l’attenzione su questa proposta. Inizialmente utilizzando la suddetta piattaforma e successivamente ampliando in termini di spazio la consegna effettuandola personalmente noi.”
Che sensazioni hai per il futuro?
“È stato un periodo di grande riflessione, di riorganizzazione dei pensieri e anche di riposo dato che da almeno 25 anni non passavo così tante serate a casa. Con la consegna a domicilio sono riuscito anche ad essere a casa a un orario decente rispetto al lavoro al ristorante. Non sono una persona pessimista, catastrofista e negativa pertanto ho utilizzato questi lunghi mesi per progettare un nuovo “Pepenero” e per buttare giù ulteriori idee per le consegne a casa e per l’asporto che resterà per molto tempo con “Pepe & vino” parte integrante della nostra offerta.”
Che estate vi aspettate?
“Un estate che partirà sicuramente con il freno a mano tirato ma starà a noi ristoratori cercare di far riavvicinare la clientela ai nostri ristoranti per vivere un’esperienza di qualità, di “convivialità” nel rispetto assoluto delle norme di sicurezza che ci prescriveranno se non qualcuna in più. Come ho detto sopra, sono un inguaribile ottimista pertanto mi aspetto che le persone tornino ad aver voglia di incontrarsi pur adattandosi a questa situazione: l’essere umano è nato per adattarsi quindi passati i primi momenti di paura i ristoranti torneranno piano piano a popolarsi, me lo auguro e lo auguro per tutti, anche perché intorno alla ristorazione ruotano tantissimi settori. Quello agro alimentare e quello vinicolo per esempio, che aspettano con grande fiducia la nostra riapertura e sarebbe un peccato enorme veder sparire tantissime piccole realtà di grande qualità di cui l’Italia è piena. Ricordiamoci sempre che il nostro Paese ha nella cultura del cibo, della materia prima e del vino un patrimonio pazzesco che nessuno può permettersi di perdere.”
Cosa ti manca più del periodo precedente a questa pandemia?
“Mi mancano tante cose, a partire dalla possibilità di essere liberi nel decidere cosa fare delle proprie giornate, di rivedere e riabbracciare gli amici, di passare una serata con loro in tranquillità, di poter viaggiare in Italia e all’estero (sia per lavoro che per svago) e per quanto concerne il lavoro tutto mi manca, dai miei clienti ai fornitori ai miei collaboratori. Speriamo comunque che si possa, in un periodo relativamente corto, poter tornare alle sembianze della nostra vita pre-covid. Ovviamente migliorati interiormente da questa esperienza disastrosa.”
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