Come sta avvenendo la consegna delle mascherine in Toscana?

“Ti conosco, mascherina!” Eduardo de Filippo quasi ottanta anni fa scelse il titolo per il suo film pur non sapendo che sarebbe tornato di grande attualità. Chirurgica, col filtro, personalizzata, lavabile, in stile assorbente, la mascherina è diventata il simbolo mondiale del Coronavirus. In Toscana, la nostra Toscana, la mascherina è argomento di dibattito da settimane.

WAKE ME UP. Ci siamo svegliati con la prima distribuzione comunale. Centinaia di migliaia di volontari hanno impacchettato, smistato, diviso e poi consegnato busto da due/tre mascherine cadauno, porta per porta, campanello per campanello. Qualcosa di splendido pensando al gesto fatto da questi volontari e al fatto che in Toscana la rete del volontariato è qualcosa di cui vantarsi.

BEFORE. Questo è stato il prima con un enorme numero di donne e uomini al lavoro e la grande cooperazione e organizzazione delle amministrazioni comunali. Poi il Governatore Enrico Rossi, con un’ordinanza entrata in vigore il 20 aprile, pensando di elevarsi a esempio italiano, ha obbligato tutti i cittadini toscani a indossare la mascherina. Giusto, visto il momento, perché la mascherina è la principale protezione protezione, ma sbagliato nei modi.

YOU GO GO. Le mascherine distribuite, ovvero quelle chirurgiche, hanno una durata massima di quattro ore. Come fare quindi se qualcuno va a lavoro o esce per comprovati motivi di necessità? Organizzare una nuova consegna! Eureka! Il Governatore Rossi ha acquistato, altri milioni di mascherine pagandoli coi soldi del Sistema Sanitario Regionale e come decide di distribuirle? Trenta al mese, cinque a settimana. Dove? Non con un sistema facile e controllato, bensì rifornendo farmacie e supermercati. E se nelle prime il cittadino veniva controllato battendo il barcode sulla tessera sanitaria, nei secondi bastava armarsi di pazienza e fare più volte la fila per tornare con una scorta di mascherine per un reggimento.

BEATI I SINDACI! Quando diversi sindaci hanno preso le mascherine regionali e riorganizzato la consegna casa per casa, come nel primo caso, visti i furbetti della fila ai supermercati anche Rossi ha premuto il bottone stop come il Signor Burns dei Simpsons. Basta, tutti in farmacia. Da lunedì 4 Maggio, infatti, le farmacie sono diventate il miglior luogo per assembrarsi e per fare delle discrete mezz’ore in coda. Per cosa? Per delle mascherine fondamentali (anche se ora non è più obbligatoria ndr), che dovrebbero essere per tutti ma che a tutti non arrivano.

SOTTO IL SOLE, SOTTO IL SOLE. No, non siamo a Riccione ma in diversi comuni toscani dove le farmacie vengono rifornite di piccole scorte giornaliere che si esauriscono ben prima che uno possa prenderle. Perché? Perché i cittadini ormai sanno l’orario di arrivo del corriere e con tessere sanitarie alla mano che neanche durante una partita di “Scala 40”, prendono le mascherine anche per la vicina del dodicesimo piano. Giusto per evitare assembramenti, peccato che poi a qualcuno non sfiorino neanche le mani.

BUONI ESEMPI. Per fortuna gli over 70, da direttiva regionale, le ricevono a casa. E sempre per la stessa sorte ci sono grandi esempi. Uno su tutti il Comune di Prato, unico tra tutti i capoluoghi di provincia toscani, che ha consegnati a tutti le mascherine della Regione. Come? Con gli stessi volontari che lo hanno già fatto. Discorso, poi, leggermente diverso per il Comune di Grosseto, dove la consegna è sempre nelle farmacie ma per motivi di necessità si possono richiedere direttamente a casa.
Passando ai comuni di media grandezza, invece, un esempio propositivo è sicuramente quello del Comune di Montevarchi, dove l’Amministrazione, oltre alle farmacie, ha organizzato ben quattro giri domiciliari per la consegna delle mascherine.

Nei restanti capoluoghi di provincia, il metodo mascherine funziona, con singhiozzi qua e là, ma con una costante: la coda. Qualcuno, intanto, si sta organizzando con stili e modi di fruizione diversi, come per esempio quello della divisione dell’orario per cognomi.

SOS! E se Matteo Biffoni ha azzeccato il metodo giusto, nonostante la grandezza della città, i suoi colleghi non lo seguono. Due giorni fa, però, il sindaco di Campi Bisenzio Emiliano Fossi ha scritto una lettera a Rossi sollevando questo problema e sottolineando come molti abbiano problemi di reperibilità di queste mascherine. Una richiesta che speriamo venga ascoltata dai vertici regionali perché i cittadini, rientrati a lavoro, non hanno tempo da perdere nelle code fuori dalle farmacie. Code che, poi, possono portare a orrendi assembramenti tipici dell’italico popolo.

Il governatore vuole essere esempio? Lo dia. E non come il suo assessore Stefania Saccardi, che si loda sui social ripostando un tweet di una cittadina che di mascherine ne ha prese centoventi. Ci vuole scienza e coscienza. Non servono proclami e lavate di mani bensì mascherine alla portata di tutti.

Ti conosco mascherina! Speriamo di trovarle.

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