Quale potenza dominerà il mondo?

Sarà la Tecnica a dominare il mondo, ma questo l’abbiamo già detto. Ma nel frattempo, in tutta la fase che precede questa inevitabile dominazione, chi sarà a pre-dominare il mondo, quale sarà la sfera d’influenza attraverso con cui tutti gli stati dovranno confrontarsi? Gli Stati Uniti d’America, l’Europa, la Cina o la Russia? Quanto influirà il Covid-19 su questa competizione? Naturalmente a questi quesiti non esiste una risposta univoca ma si possono fare diverse congetture in merito che possono costruire alcuni possibili scenari. E un augurio. Ma prima di tutto serve un’analisi delle situazioni di partenza e una successiva attualizzazione epidemica delle stesse. 

Gli Stati Uniti d’America sono la potenza mondiale che nella storia recente ha certamente influenzato maggiormente il mondo: protagonista assoluta delle due guerre mondiali, ha allargato enormemente la sua sfera d’influenza anche grazie ai poderosi investimenti di softpower fatti con il Piano Marshall, intelligentissima manovra che ha consentito agli USA di soffiare praticamente tutta l’Europa alla potenza socialista sovietica dell’URSS. Negli ultimi 70 anni il largo impiego di forze militari in molti paesi del mondo ha però, anche a causa dei numerosi insuccessi delle missioni, minato la reputazione a stelle e strisce in buona parte della popolazione mondiale ma anche, in maniera chiaramente minore, in parte della popolazione interna. Da questo punto di vista gli ultimi 20 anni, ovvero le due decadi post “11 Settembre”, sono state certamente le peggiori della sua storia. Le accuse di fare guerre al solo scopo commerciale, col prezzo del sacrificio di tante vite di militari americani e di civili degli stati occupati, si sono infatti moltiplicate in tante fasce della popolazione. A proposito del Covid-19 negli USA una sottovalutazione negazionista molto più pronunciata che nei restanti stati del mondo, collegati a una leadership come quella di Trump che a più tratti, ma in contesti meno delicati, aveva già mostrato la sua inconsistente esuberanza, sta mietendo vittime umane ed economiche in maniera devastante. Si apre quindi uno scenario molto pericoloso anche per la pace mondiale: gli Stati Uniti d’America nella persona del proprio Presidente Donald Trump – a caccia di rielezioni – cercheranno di non addossarsi la responsabilità del disastro ma di trovare, a torto o a ragione, un colpevole nella Cina.

La Cina invece in questi anni ha mostrato tutti i vantaggi competitivi che uno Stato scarsamente democratico può avere in fatto di decisionismo economico e politico: grande crescita commerciale, grande crescita in termini di popolazione (siamo sul miliardo e mezzo), miglioramento complessivo delle relazioni internazionali. Grandi campagne economiche come la Nuova Via della Seta e grandi investimenti tecnologici, spesso a scapito della cittadinanza che comunque è tradizionalmente ben abituata ad abdicare alla propria privacy in favore di pratiche di tracciamento dello spostamento (ad esempio con telecamere con riconoscimento facciale) o controllo sistematico delle telecomunicazioni. E proprio questa scarsa attenzione per i diritti dell’individuo e della sua sfera privata sembra aver consentito alla Cina, al netto dei ritardi e delle consapevoli omissioni sulla vera entità dei contagiati e delle vittime, una buona gestione della diffusione dell’epidemia sul proprio territorio e una conseguente limitazione dei danni. Questo vantaggio anche temporale sul resto del mondo sta appunto consentendo di mettere in atto una più forte strategia di softpower per accrescere la propria sfera d’influenza: infatti, sui quotidiani non passa giorno di non leggere di paesi che ricevono sostegno dal governo cinese attraverso la donazione di dispositivi medici o l’invio di personale sanitario. E se gli USA continuano a incolpare la Cina, a torto o a ragione, di essere l’unica responsabile dell’epidemia cosa potrebbe succedere? Come detto sopra, a seconda del persistere dell’accusa potrebbero aprirsi scenari molto preoccupanti.

La Russia invece da secondo polo mondiale, adesso fatica e non poco, a mantenere il passo delle concorrenti. Dominata ormai da oltre un ventennio dalla figura di Vladimir Putin, vive ancora in situazioni economiche tutt’altro che facili specialmente nelle aree più rurali del paese lontane dai grandi centri urbani. Il lavoro della propaganda russa, eccellente per molti anni, comincia a mostrare grossi limiti e internamente si sta moltiplicando una fronda di cittadini che chiedono più democrazia oltre a quella già presente di facciata. La gestione epidemica non sta che peggiorando ulteriormente la situazione, in quanto i cittadini si stanno scontrando da una parte con l’inadeguatezza del proprio sistema sanitario e dall’altro sono costretti a guardare, impotenti, le donazioni russe fatte ad altri paesi per non essere mediaticamente da meno delle altre potenze mondiali: esperimento di consenso che appare molto poco riuscito sia sul fronte interno che sul fronte internazionale.

Per quanto riguarda l’Europa invece, successivamente a un dopoguerra che aveva divulgato un senso di cultura comune, di pace, di unità d’intenti che in pochi anni hanno gettato le basi di quella che prima sarebbe stata la Comunità Economica Europea e poi l’Unione Europea, passando per la moneta unica, ci siamo trovati di fronte a un rallentamento del processo di democratizzazione, di federalizzazione e infine di cessione di potere da parte degli Stati Membri, se non a una vera e propria stagnazione, portando alla rinascita interna di numerosi sentimenti nazionalistici. La mancanza di una politica migratoria comune, di un Esercito Europeo hanno fatto il resto sia dal punto di vista meramente economico sia dal punto di vista dei sentimenti di identificazione del cittadino che difficilmente si definirebbe come prima scelta “cittadino europeo”. Come per gli altri paesi di cui abbiamo parlato fino ad esso, il Covid-19 non fa in realtà altro che amplificare quello che ogni potenza è in sé. L’Europa sta gestendo la crisi in maniera difforme tra stati membri, sia dal punto di vista sanitario che dal punto di vista economico. Malgrado tutto, il sostegno della Banca Centrale Europea guidata da Christine Lagarde, e l’impegno della Commissaria Europea Ursula von der Leyen, stanno consentendo in virtù delle risorse messe a disposizione una certa stabilità in questa fase.

E quindi chi dominerà il mondo del domani? Da quanto scritto in questo articolo si può notare che aldilà degli Stati Uniti d’America, che ormai arrancano nel conservare la propria leadership mondiale, ci troviamo una Cina sempre più qualificata a volersi prendere questo ruolo di capofila. E in tutto questo l’Europa? Beh, a mio avviso l’Europa ha un’occasione straordinaria per incunearsi in questa corsa a due, cercando di fare prezioso tesoro della tradizione filosofico-politica, ma soprattutto democratica, in cui affonda le proprie radici. Ci sono tutti i numeri per farlo ma se l’Europa riuscirà a tenere il passo delle altre due super-potenze, non lo farà in nome dell’europeismo ma in nome delle sue forze produttive e industriali che si dovranno trasformare in vantaggio tecnico-scientifico nei confronti degli altri paesi, senza dedicarsi alle ideologie ma potenziando il più grande strumento che abbiamo a disposizione: la Tecnica.

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