Francesco di Boves:”Sì agli spazi all’aperto ma gestione del mangiare e del bere sia dei locali e ristoranti”

La sua trattoria Boves è senza ombra di dubbio una delle più belle sorprese enogastronomiche in centro storico degli ultimi due anni. Una trattoria dove si può mangiare una cucina della tradizione, raccontata e preparata però da un gruppo di giovani imprenditori. Francesco, titolare sia di Boves che de I Frari, ci racconta la sua quarantena e interviene del dibattito in corso sulla ristorazione.

Anche per Boves due mesi di chiusura. A differenza di altri però, non vi siete dati al delivery o al take away. Come mai?
“È stata una scelta sia economica che qualitativa. Economica perché crediamo che sotto una certa soglia di lavoro sia una rimessa e qualitativa perché Boves, come ogni trattoria, è un’esperienza a 360 gradi. Il sorriso, la battuta, la discussione, il brindare. Insomma, creare un’occasione. Non per ultimo la qualità stessa dei piatti che non si prestano ad un asporto o al delivery. Ovviamente tutti sono liberi di fare quello che ritengono giusto nei limiti che la legge consente ma, per noi, delivery e take away non sono ristorazione. Né peggio né meglio. Sono un’altra cosa.”

Il vostro locale, molto accogliente, ha però pochi posti all’esterno. State seguendo il dibattito sul concedere ai ristoranti piazze, giardini e strade?
“Sì, lo stiamo seguendo attivamente. Chiaramente le regole sul distanziamento che ci impongono di dover ridurre i coperti è una realtà alla quale ci adegueremo. Certo è interessante l’ipotesi di aree comuni organizzate per una sorta di delivery a km 0. Parlo sia per Boves che per I Frari, l’altro locale che gestisco. Sia per Sant’Orsola che San Domenico credo che il Consorzio Santa Trinita possa essere utile nell’organizzazione delle aree e degli eventi paralleli e collaterali alla ristorazione, lasciando però il mangiare e il bere ovviamente ai locali e i ristoranti del centro. Potrebbe essere così una sinergia interessante e non in contrasto.”

Che estate vi aspettate?
“Un estate diversa. Non sappiamo ancora le regole per riaprire e quali saranno le norme per il movimento delle persone. Le dinamiche saranno differenti e ci sarà più gente in città in agosto. Quindi noi ci saremo e spero sia un’estate di lavoro. Alla fine non così diversa dalle altre.”

Secondo te come è stata gestita l’ emergenza dal governo?
“Come misure di contenimento era quasi impossibile fare di più, ma col senno di poi son tutti bravi. Sulla gestione sanitaria il mio giudizio è pessimo ma le colpe vanno equamente divise con le regioni, in questo caso Lombardia in testa. Sul piano economico un disastro totale, non tanto per i numeri o le cifre, ma per la comunicazione e la tempistica. Se pensiamo anche solamente al “decreto aprile”, siamo al 3 maggio e ancora niente è stato fatto. Detto ciò, nessuno vorrebbe essere al posto di Conte. Forse neanche Draghi.”

Cosa ti manca più del periodo pre virus?
“La scuola! Con quattro bambine è dura. sicuramente anche il lavoro, la ricerca dei prodotti, il contatto con i collaboratori e la clientela. Ho sempre investito il tempo in questo lavoro, aprendo e creando, dai Frari, alle Logge, a Boves. È molto strano stare fermo. Sicuramente mi sono goduto mia figlia di 16 mesi. Quindi alla fine, non tutto è stato così tutto negativo.”

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