Se la vostra voglia di Giappone e di sushi non viene minimamente soddisfatta dalle innumerevoli e dozzinali catene di asian sushi wok presenti ormai in ogni dove, sicuramente conoscerete Moi, a mio avviso il posto numero uno in Italia dove poter mangiare qualcosa di davvero speciale e unico. Francesco è lo chef nonché il titolare di questo piccolo angolo di vero Giappone nel centro storico di Prato e ho voluto che anche lui intervenisse nel dibattito tra ristoratori.
Il tuo locale com’è cambiato con le restrizioni imposte dal governo?
“Il cambiamento è arrivato in maniera drastica e brutta oserei dire. Il mio lavoro, come sai, si basa al 100% con il contatto personale diretto. Il cliente è al centro dell’attenzione e, non potendo avere nei giorni che sono passati, in quelli presenti e in quelli futuri, la possibilità di poter lavorare al bancone ovviamente cambia tutto. Diventa una cosa asettica e non mi piace”.
Alcuni tuoi colleghi hanno riconsegnato le chiavi al sindaco segno di protesta. che ne pensi?
“Penso che ci ho messo troppo tempo e speso troppo denaro per poter tenere la mia attività chiusa in segno di protesta. Rispetto le scelte di altri, ma io per l’ennesima volta mi sono rimboccato le maniche, rimettendomi in gioco e soprattutto mettendoci la faccia. Le chiavi le consegnerò a chi mi darà 300.000€ non al sindaco. Da ogni occasione bisogna approfittarne ed è nei momenti complicati che emergono i veri professionisti”.
Dato che si parla di piazze e giardini per i ristoranti, a te devono dare almeno il Castello dell’Imperatore dato che ce l’hai proprio davanti.
“L’ho già chiesto qualche mese fa per un grande evento di grande portata ma non mi hanno risposto. Sono totalmente a favore che le piazze, i giardini e le strade vengano date a chi fa ristorazione, come opportunità per poter implementare le mancanze di questo periodo. Un locale che prima aveva sessanta posti con queste nuove restrizioni ne avrà venti, ma le spese su cui è stato costruito il locale saranno sempre sulle sessanta di prima”.
Che estate sarà questa ?
“Sarà un’estate nella quale dovremo tutti darci una mano. Io penso al mio settore e mi aspetto un grande aiuto a tutta la ristorazione pratese, che è il cuore pulsante della città. Per molti sarà un’estate strana ma per tanti altri sarà un mese normalissimo di lavoro. Normale per me ad esempio, che ho sempre lavorato, credendo che le vacanze si potessero e dovessero fare in altri periodi dell’anno. Sicuramente a luglio e ad agosto ci saranno molte più persone in giro che, finalmente, potranno capire che questi mesi non sono solo un buon momento per andare in villeggiatura all’estero. Essendo una città che produce denaro, da pratese anche se adottato, è giusto che chi può spenderli li spenda in parte anche a Prato. Dovrebbe comunque funzionare sempre così, non solo in questo momento”.
Secondo te come è stata gestita a livello nazionale questa emergenza ?
“Non faccio politica, quindi non mi esprimo in tal caso. Posso dire che forse abbiamo affrontato questa situazione un po’ troppo in ritardo. Ora si cerca di salvare il salvabile. In questo caso, e sottolineo in questo caso, dovevamo prendere i segnali dati dalla nostra comunità orientale, presente a Prato e non. Non condivido, del resto come molti, il loro modo di lavorare nel nostro distretto, ma in questo caso si sono mossi bene”.
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