Italia vs Germania e un impietoso paragone

Ha proporzioni impensate il confronto tra Italia e Germania. Un risultato che fa impressione per la sua ampiezza, che lo avvicina al punteggio di una partita di tennis dominata da uno dei due contendenti. Ma non si tratta della rivisitazione ai tempi della VAR della mitica finale dei mondiali di calcio del 1982. Non è neanche la rievocazione alla playstation dell’indimenticabile semifinale del 2006 a Dortmund o il risultato di una partita di Subbuteo tra amici in ricordo della partita del secolo, quella del 1970.

Il risultato, in questo caso, assume purtroppo una valenza poco lusinghiera per il nostro Paese, in quanto dimostra una grande e cronica debolezza rispetto allo storico rivale. Sì, perché il punteggio equivale a quanti Presidenti del Consiglio italiani si sono succeduti durante il periodo di “reggenza” della cancelliera tedesca Angela Merkel. Ben sette italiani – rigorosamente maschi, per carità – contro una sola tedesca.

La signora Merkel occupa il seggio più importante della Germania dal 2005. Ben quindici e ininterrotti anni alla guida del Paese. Con governi diversi – quattro in particolare – ma sempre con la stessa leadership, la sua. Nel mentre, l’Italia si è affannata con ben sette Presidenti del Consiglio alla guida di nove diversi esecutivi (Berlusconi e Conte, infatti, hanno guidato ciascuno due governi diversi).

In questi quindici anni, quando noi italiani abbiamo sentito parlare di Germania al telegiornale, abbiamo visto sul televisore sempre la stessa faccia, quella della Merkel. Negli stessi quindici anni, i telegiornali tedeschi, parlando del governo italiano, hanno utilizzato immagini video con vari attori protagonisti, espressione di orientamenti politici in continuo cambiamento. Siamo partiti da Berlusconi (per due volte) e Prodi – e questi due nomi sembrano appartenere a un’era geologica fa – per poi passare a Monti, Letta, Renzi, Gentiloni e Conte (anche quest’ultimo, come detto, con due governi diversi).

Senza volersi elevare al rango di politologi, sembra possibile azzardare alcune semplici considerazioni sui rapporti di forza che ne conseguono ai tavoli negoziali dell’Unione Europea.

Ogni volta che l’italiano si appresta a negoziare qualcosa con il tedesco, l’italiano si trova davanti sempre la stessa persona, che si presenta certa di una posizione ben salda in quanto alla guida di una comunità unita, che non mette mai in discussione il proprio leader. Si trova, in sostanza, di fronte a una controparte dotata di un’autorevolezza indiscutibile.

Allo stesso tempo, il tedesco, quando si prepara a negoziare con l’italiano, sa che si troverà di fronte una persona probabilmente diversa da quella della volta precedente. O, anche se fosse la stessa, sa che la collettività che rappresenta lo metterà ben presto in discussione e che, altrettanto presto, lo sostituirà con un altro rappresentante. Ne emerge un quadro molto debole della controparte.

In politica, insomma, si ritrova un po’ quel tradizionale paragone tra le macchine tedesche, durature e indistruttibili, rispetto alle macchine italiane, carine, stilose, estrose, ma forse poco affidabili. E infatti sul mercato, se avessimo i soldi, tutti compreremmo l’auto tedesca, confidenti che difficilmente si possa ricavarne una fregatura.

Ecco, in vista della prossima importantissima finale Italia-Germania che si giocherà sul campo neutro di Bruxelles e mettendo da parte per un attimo tutte le altre nazioni, volendo percorrere la metafora calcistica, questo strano e ribaltato risultato – un sonoro 7-1 – è emblematico della diversa condizione di forma in cui si trovano le due squadre: una debole e sfibrata, guidata da un mister (Conte) disconosciuto da diversi giocatori (gli italiani). Dall’altra parte, invece, c’è una squadra con un mister che ne ha viste di cotte e di crude, che sa come superare le difficoltà, che sa di poter contare su un margine di errore più ampio, tale da non farlo mettere in discussione alla prima occasione da parte dei propri giocatori (il popolo tedesco).

Purtroppo, quando è così, nel calcio il risultato è abbastanza scontato. Adesso la partita è assai più importante e riguarda la sopravvivenza economica e politica dell’Europa a seguito del coronavirus. Il risultato può essere diverso. Lo sarà, in particolare, se i due contendenti non si vedranno in stretta contrapposizione, ma riterranno di essere entrambi in campo per la tutela di un’entità alla quale entrambi appartengono e per la quale hanno premura: l’Europa. Si potrebbe parlare in questo caso di esito win-win della contesa.

Si è sempre detto che i tedeschi amano gli italiani, ma non li stimano e che gli italiani stimano i tedeschi, ma non li amano. Se le due parti abbandoneranno queste due posizioni apparentemente inconciliabili, forse l’Europa ne uscirà vincitrice. In fin dei conti, a tutti piacerebbe un’auto che, all’affidabilità e alla solidità tedesca, abbinasse lo stile e il gusto italiano, no?

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