Ieri sera si è tenuta la conferenza stampa del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte con la quale ha anticipato quali saranno le misure per la Fase 2 che inizierà dal 4 maggio. Già alle 21.00 stava finendo. “Va bene dai, della scuola evidentemente intende parlarne proprio alla fine, perché è un argomento molto importante e vuole dargli la giusta rilevanza”, ho pensato dentro di me.
Alle 21.06, senza aver minimamente parlato della scuola e di come il Governo intende dare una soluzione al correlato disagio delle famiglie, fine della conferenza stampa. “Si è dimenticato di parlarne. In fin dei conti può succedere. Ha mille cose per la testa… Adesso si riprenderà, appena prima di chiudere e di dare la parola ai giornalisti” ho pensato nuovamente, confidando in un’improvvisa dimenticanza.
Per sentire parlare della scuola bisogna attendere la seconda domanda dei giornalisti, alle 21.10. Una giornalista del TG5 – magari sensibile perché ha dei figli o dei nipoti coinvolti in questa difficile situazione – pone una domanda semplice e chiara: come pensa il Governo di affrontare la riapertura delle scuole e, soprattutto, come faranno i genitori ad andare a lavoro dovendo allo stesso tempo vigilare sui figli a casa e dovendo pure svolgere il compito di maestri?
Il Presidente del Consiglio, come al solito alla ricerca di mille parole per non dire nulla, risponde sottolineando innanzitutto l’importanza del problema, facendo così irritare maggiormente per l’incomprensibile assenza dell’argomento nell’ambito del comunicato appena fatto. Conte passa quindi a ringraziare il sistema scolastico per aver – a suo giudizio – retto all’urto attraverso la didattica a distanza. Poi devia sul tema degli esami di Stato. Infine, rimarca il fattore di rischio che possono rappresentare le scuole per una eventuale seconda ondata di contagi, che il Paese non si potrebbe permettere. Quindi, comunica che la Ministra Azzolina sta lavorando per una migliore riapertura delle scuole a settembre. Infine, cerca di tornare sulla domanda della giornalista dicendo che ad oggi gli strumenti sono quelli già noti – bonus babysitter e congedo parentale – ed anticipando che si starebbe lavorando ad un non meglio precisato sistema di solidarietà.
È tutto qui, in queste poche parole, il piano del Governo per rispondere alle necessità dei bambini e delle famiglie. La sensazione, quindi, è che il Presidente del Consiglio non avesse citato il problema della scuola durante il comunicato semplicemente perché non aveva niente da dire. La situazione è la stessa di un mese e mezzo fa e, in questo arco di tempo, non è stata improntata la benché minima soluzione, pur sapendo che prima o poi saremmo entrati nella Fase 2 e i genitori sarebbero tornati a lavorare.
Da genitore, consapevole che gli strumenti citati sono del tutto inefficaci anche per una soluzione parziale al problema esistente, il messaggio che mi è arrivato è del tipo “Bambini, genitori, famiglie: arrangiatevi! Non abbiamo tempo per pensare a voi in questo momento”.
L’assenza dello Stato sul sostegno ai bambini delle scuole primarie e delle scuole medie è assordante, a maggior ragione nella Fase 2. Forse è un po’ meno impattante per i bambini delle scuole medie. Vuoi perché questi possono vantare una maggiore autonomia a casa. Vuoi perché nelle scuole medie la didattica a distanza viene svolta con cadenza quotidiana e per più ore alla giornata. Vuoi perché i bambini delle medie hanno un maggiore dimestichezza con il computer. Per vari motivi, la gravità del problema assume forse proporzioni maggiori per i bambini delle scuole primarie.
In molti casi, infatti, per le scuole primarie la didattica a distanza consiste in appena due ore a settimana, per motivi che non sono neanche molto chiari. Si tratta di una scelta autonoma degli insegnanti o dell’istituto? Ci sono dei particolari motivi normativi? Fatto sta che, in questo caso, i genitori devono sopperire all’assenza della scuola praticamente per l’intera offerta formativa, senza averne le competenze e dovendo allo stesso tempo coordinarsi con gli impegni lavorativi (smart working o altro) e domestici.
È evidente che nella Fase 2 non si potrà fare affidamento sui nonni per accudire i bambini, in quanto proprio il Governo chiede di fare particolare attenzione alle fasce di età avanzate, ritenute quelle più a rischio.
Secondo il Governo, per un bambino di età compresa tra i sei e gli undici anni, si dovrebbe quindi trovare una babysitter per la giornata intera, capace peraltro di fare lezioni su varie materie e dotata anche di una certa conoscenza tecnologica per connettere i bambini in quelle poche ore di docenza online garantite dagli insegnanti scolastici? L’alternativa sarebbe un congedo parentale ai più sconosciuto e di nebulosa applicazione, che in occasione dei precedenti decreti copriva un periodo di quindici giorni e che comunque sembra inadatto a risolvere il problema sollevato?
Sembra molto difficile che le famiglie possano ritenersi soddisfatte dall’offerta di questi strumenti. Piuttosto, l’assenza dello Stato risulta essere disarmante di fronte ad una problematica così importante, diffusa e sentita da parte delle famiglie. Da una parte i genitori non vedono l’ora di poter tornare alla propria regolarità lavorativa. Dall’altra, sono completamente spaesati per il contesto in cui verranno a trovarsi i figli.
La collocazione residuale riservata in Italia alla scuola, all’istruzione e alla formazione è diventata ancor più evidente nella situazione di emergenza in cui ci troviamo. Il Coronavirus ha messo sotto gli occhi di tutti quali sono le priorità dello Stato, che spesso non si intersecano con quelle delle famiglie. L’istruzione è importante per i genitori. L’istruzione è importante per una giornalista, che pone una domanda semplice e chiara al Presidente del Consiglio. L’istruzione è importante per i bambini, che ingenuamente chiedono “ma quindi, adesso che tornate a lavoro, ci lasciate da soli?”.
No, non vi lasceremo soli. Troveremo una soluzione. Come nella migliore tradizione si ricorrerà all’arte. All’arte di arrangiarsi.
Ancora una volta la politica riserva alla famiglia il solito ruolo:
1) un perfetto argomento “da dichiarazione” o “da comizio”;
2) fantasma lillipuziano, quando si devono prendere provvedimenti in suo sostegno;
3) “Mr Wolf”,al quale affidare, in perfetta solitudine, tutti i problemi più critici.
Dici dannatamente bene Ale, come sempre ci arrangeremo!
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Meravigliosa sintesi la tua Francesco. Questa situazione ha reso tutto così evidente… Grazie mille!
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