Vorremmo tutti essere Feltri ma non ci riusciamo

Parliamoci chiaro e lasciamo l’ipocrisia per un momento al di fuori di questo ragionamento: vorremmo tutti essere Vittorio Feltri. Tutti metteremmo la firma per arrivare a 76 anni, sempre impeccabili ed eleganti, appagati dalla vita e nel lavoro, con tutta Italia a discutere di ciò che diciamo ogni volta che apriamo bocca, ora su Rete4 ora su Rai Uno. Chi afferma il contrario mente. Ecco i tre motivi per cui vorremmo essere tutti come lui.

IL SUO LOOK. Feltri è il massimo dell’eleganza e lo sa benissimo. Vestito sempre di tutto punto, avvolto in quelle stupende giacche british, club collar bianco su camicie celesti, cravatte con disegni meravigliosi, spille pazzesche su cravatte scintillanti, pochette sempre ordinate e Rolex vintage al polso. Ditemi in quanti vanno in TV così eleganti. Certo, per voi che il massimo dell’eleganza è la camicia dozzinale che vi compra vostra moglie il sabato pomeriggio al centro commerciale, capisco che vi infastidisca uno che invece le camicie se le sceglie per i fatti propri dai sarti migliori.

LA SUA LIBERTÀ. È arrivato alla sua età Libero di dire ciò che pensa ed è rimasto l’ultimo dei veri libertari romantici a combattere la grande battaglia culturale contro il conformismo e le ipocrisie. In quanti si possono definire uomini veramente liberi? In pochi, dato che il 90% di voi ha paura a dire la propria opinione anche durante le riunioni di condominio.

LA SUA ARGUZIA. Ha capito perfettamente il giochino. Anzi, lo conosce a memoria. Anzi, il giochino l’ha inventato lui. Ogni volta che ne ha voglia, riesce a far parlare di sé. È uno che cavalca la tigre, mentre molti di voi al massimo si fanno portare dal loro cane a fare i bisognini due volte al giorno. Va in TV, la curva degli ascolti si impenna, la spara grossa, i social si indignano, il giorno dopo lui modifica leggermente il concetto, torna in TV a spiegare, e quando la cresta dell’onda sta per abbassarsi ne spara un’altra ancora più grossa. Così, all’infinito. Chi investe in Libero non credo lo faccia per le copie vendute in edicola ma per l’opinione che il suo direttore riesce ogni volta ad innescare. Quindi chi se ne frega che un’edicola in Campania ha fatto sapere di aver tolto Libero dalla vendita.

Ha detto ciò che pensa di tutti e di tutto. Sono convinto che quasi mai, in realtà, pensi fino in fondo ciò che dice ma lo dice fregandosene e divertendosi mentre tutti, indignati, si scagliano contro le sue dichiarazioni. Allo stesso tempo, a dire il vero, sono anche convinto che spesso, Feltri, abbia il coraggio di dire pubblicamente cose che molti di noi non si vergognano né di pensare né di condividere con amici e parenti nel privato. Feltri è la rappresentazione fedele di quel sottobosco retorico italiano fatto di ricordi, di immagini, di convinzioni solidificate nei decenni al quale tutti noi culturalmente attingiamo di continuo.

Stavolta sono i meridionali che sarebbero inferiori, salvo poi specificare che si tratterebbe di una inferiorità economica del tutto fattuale. Altre volte sono i “froci” e i “ricchioni”, che non chiama gay perché lui parla italiano e ne fa una questione di lingua. Eccetera eccetera.

Insomma, Vittorio Feltri vi fa arrabbiare perché rappresenta, anche solo parzialmente, per un’idea, un orologio o un colletto bianco, tutto ciò che voi non riuscirete mai ad essere. Mettetevi l’anima in pace.

E se Targettopoli è il regno del caos, Vittorio Feltri non può che esserne il suo Re.

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