Negli ultimi anni è riuscito a portare i suoi giubbotti nei più bei negozi del mondo. Partito da Santa Sofia di Romagna a pochi chilometri dalle foreste del Casentino, lavora nel mondo della moda da metà degli anni novanta. Giuliano Ceccarelli è l’Appennino Tosco Emiliano fatto uomo. Ruvido, sincero, lavoratore instancabile ma sempre con la voglia di scherzare. È il capofila dell’heritage italiano, quel settore che produce capi d’abbigliamento Made in Italy con un alto contenuto di storia e qualità. Tantissimi brand e addetti ai lavori lo considerano un vero e proprio punto di riferimento. Lo è anche per me, per questo l’ho voluto contattare.
“Oggi ho chiesto i 25.000€ ad una banca di Forlì perché ho intenzione di rendere più moderna la mia attività acquistando nuovi computers e nuovi programmi” – inizia Ceccarelli – “avevo sentito parlare di questo decreto “Salva Italia” che doveva comprendere un finanziamento fino a 25.000€ a tasso praticamente zero in quanto totalmente garantito dallo Stato, cioè NOI. Mi sono sentito chiedere invece un tasso pari all’1,40%. Prima della crisi del coronavirus avevo parlato con un’altra banca per un mutuo ben più sostanzioso e mi avevano chiesto un tasso del’ 1,50% con garanzie mie personali, quindi meno importanti di quelle date dallo Stato.”
Non ci sta Giuliano. “Quindi NOI cittadini, per accedere a denaro garantito da NOI Stato, quindi a rischio zero per le banche, dobbiamo pagare un tasso molto alto. Considerate che nel resto d’Europa oggi l’accesso al piccolo credito per aiutare cittadini ed imprese è praticamente allo 0. Da noi sembra più il decreto SPECULA BANCA o SALVA BANCA”.
Secondo te cosa dobbiamo fare?
“Dobbiamo protestare, dire basta a questi ignobili giochetti fatti sulla pelle di imprenditori con le attività chiuse da due mesi o di cittadini stremati relegati in casa per mesi e colpiti da terribili lutti. Questo denaro deve servire a risollevarci e a risollevare questo povero Paese alle corde. Siamo stati fantastici facendo fatto tutto quello che ci hanno chiesto. Ora però non dobbiamo permettere agli speculatori di speculare sulle nostre disgrazie e sulle nostre difficoltà. La classe politica, come solito, pur di mantenere il potere tace e fa finta di non vedere. Forse annuisce pure. Noi, uniti come lo siamo stati nella lotta al virus, dobbiamo dire basta a coloro che operano in nome di un capitalismo con il paracadute. Le riforme e i cambiamenti si fanno se ognuno di noi cambia e dice ciò che pensa, così il Paese già domani sarà diverso.”
Come pensi di impostare adesso il lavoro?
“Non sono un tipo che molla e andrò avanti per la mia strada, con le mie convinzioni, come ho sempre fatto. Ma se nel resto d’Europa le altre imprese concorrenti avranno aiuti a tasso zero, come possiamo pensare di rimanere competitivi se il nostro governo non ci aiuta concretamente?”
Che Italia hai visto in questi due mesi?
“L’ho detto: un popolo splendido, diligente, differente da come ci raccontano e da come noi stessi amiamo dipingerci. Ci hanno chiesto di non uscire di casa e non lo abbiamo fatto per due mesi. Adesso però bisogna voltare pagina. Sono rimasti colpito soprattutto dai giovani di oggi. Abbiamo il dovere morale di lasciar loro un luogo migliore dove vivere e lavorare. Non dobbiamo mollare.”
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